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Una scuola per il domani: come?

  • Immagine del redattore: Idi di Marzo
    Idi di Marzo
  • 19 ott
  • Tempo di lettura: 2 min

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Inizio con una frase fatta, scontata: "il mondo intorno a noi è già cambiato profondamente, velocemente, silenziosamente". La scuola, invece, è vista ancora ancorata a modelli del passato: orari rigidi, programmi trasmissivi, valutazioni che misurano più la memoria che la comprensione, spazi e ambienti che somigliano a quelli di un tempo.

Eppure, viviamo in un’epoca in cui sapere non significa più solo “ricordare”, ma soprattutto “capire, scegliere, collaborare, creare”.

Gli alunni, gli studenti che la abitano oggi vivranno in un mondo che vedrà aumentare la necessità di conoscenza e dove l’intelligenza artificiale, la sostenibilità, la complessità e l’incertezza diventeranno la normalità.

Non basta insegnare/offrire loro nozioni: bisogna aiutarli a diventare cittadini consapevoli, curiosi, empatici e capaci di costruire insieme un futuro più giusto.


Dobbiamo insieme pensare "una nuova scuola" che sia:

  • Viva e flessibile, capace di adattarsi ai ritmi, ai talenti e ai bisogni di ciascuno.

  • Collaborativa, dove si impara non da soli ma insieme, in comunità educanti che coinvolgono famiglie, territorio e mondo del lavoro.

  • Digitale ma umana, dove la tecnologia è uno strumento e non un fine, al servizio della relazione e della creatività.

  • Sostenibile, nei contenuti e negli stili di vita, per educare a prendersi cura del pianeta e degli altri.

  • Valoriale, fondata non solo sul sapere, ma anche sull’etica, sull’empatia e sulla responsabilità.


La nuova scuola deve aprirsi al mondo, alle sfide della sostenibilità, dell’innovazione, della giustizia sociale.

Deve valorizzare i talenti, non livellarli. E soprattutto, deve ridare senso all’educazione come progetto comune, non come corsa individuale.

Cambiare scuola è una necessità, un’occasione straordinaria per costruire, insieme, un futuro migliore.

Cambiare scuola non significa solo riscrivere programmi o riorganizzare orari.

Significa immaginare un nuovo patto educativo tra generazioni: una scuola che non prepari solo “al domani”, ma che crei il domani.



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