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Educare è anche ciò che non si vede: il ruolo di scuola, famiglie e territorio

  • Immagine del redattore: Idi di Marzo
    Idi di Marzo
  • 26 ott
  • Tempo di lettura: 3 min
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Riflessioni a margine di parole sulla proposta di legge di bilancio, sul mancato investimento, anche questa volta, per la scuola e la formazione, riflessioni come parentesi tra ascolto e proposta, nella speranza che non sia come tra il dire e il fare (... siamo stanchi di misurare il mare!)


In un Paese che ama misurare tutto - dai voti alle performance, dai test Invalsi alle classifiche internazionali- la scuola rischia di essere raccontata solo per ciò che si può contare. Ma ciò che davvero forma i cittadini di domani non si trova nei numeri. È invisibile. Eppure, è ciò che fa la differenza.

La scuola è fatta di relazioni, di gesti quotidiani, di fiducia. È fatta di adulti che si prendono cura, di bambini che imparano a stare al mondo, di ragazzi che cercano sé stessi. È un laboratorio umano, non una fabbrica di risultati. E questo riguarda tutti: insegnanti, genitori, amministratori, educatori. Perché la scuola non è proprietà di chi la dirige, ma responsabilità di chi la vive.


Infanzia: dove tutto comincia, ma nessuno guarda

Alla scuola dell’infanzia non ci sono voti. Non ci sono test. E forse per questo, troppo spesso, non ci sono investimenti. Ma è lì che si gioca la partita più importante: quella della fiducia, dell’autonomia, della relazione.

Un bambino che impara a salutare, a condividere un gioco, a riconoscere un’emozione sta costruendo le fondamenta della sua vita sociale.

Eppure, chi lo racconta? Chi lo valorizza?

Genitori, la vostra fiducia è il primo mattone. Amministratori, ogni euro speso in formazione e ambienti educativi è un investimento sul futuro. Educatori, il vostro lavoro silenzioso è ciò che rende possibile ogni apprendimento.


Primaria: il tempo della scoperta, non della corsa

Alla scuola primaria, i bambini scoprono il mondo. Ma non solo attraverso le tabelline. Lo scoprono attraverso l’errore, il gioco, la parola gentile. Quando un insegnante valorizza un disegno, accoglie una difficoltà, incoraggia un bambino che fatica, sta facendo scuola nel senso più profondo.

Ma chi lo vede? Chi lo racconta? Chi lo difende?

Genitori, partecipare alla vita scolastica è un atto politico. Amministratori, garantire tempo scuola e servizi integrativi è un modo concreto per sostenere il diritto all’istruzione. Docenti, il vostro lavoro invisibile — mediazioni, ascolto, pazienza — è ciò che rende la scuola un luogo di crescita.


Secondaria di primo grado: il tempo della crisi, non del giudizio

La scuola media è il luogo della trasformazione. I ragazzi cambiano, si mettono in discussione, cercano sé stessi. E troppo spesso trovano solo voti, regole, giudizi.

Ma ciò che serve è altro: adulti che ascoltano, che accettano la complessità, che accompagnano senza etichettare.

Un docente che si ferma dopo una verifica andata male, che aiuta a rileggere l’errore, che incoraggia a riprovare, sta educando alla resilienza. Eppure, non c’è spazio per raccontarlo. Non c’è tempo per valorizzarlo.

Genitori, è il momento di lasciare spazio, ma restare vicini. Amministratori, favorire progetti di orientamento e inclusione è fondamentale. Docenti, siete guide in un territorio fragile. E il vostro lavoro invisibile è ciò che tiene insieme il cammino.


Secondaria di secondo grado: il tempo della scelta, non della selezione

Nei licei e negli istituti professionali, la scuola dovrebbe essere ponte verso il futuro. Ma troppo spesso diventa filtro, selezione, esclusione.

Il valore non è solo nel diploma. È nel docente che stimola il pensiero critico, che apre domande, che accetta il dubbio. È nell’insegnante che crede in un ragazzo, che lo accompagna in un percorso di autonomia, che lo prepara alla vita.

Genitori, accompagnare senza dirigere è il tempo della fiducia adulta. Amministratori, investire in laboratori, tirocini, orientamento significa dare concretezza al futuro. Docenti, siete mentori: il vostro ruolo è aiutare i ragazzi a pensare, a scegliere, a immaginare.


Il futuro non si misura: si costruisce

La scuola è uno dei pochi luoghi dove si può ancora educare alla lentezza, alla profondità, alla relazione. Dove si può sbagliare senza essere giudicati, dove si può crescere senza fretta.

Ma se continuiamo a guardare solo ciò che si può misurare, rischiamo di perdere ciò che conta davvero. E ciò che non si vede — la cura, l’ascolto, la fiducia — è ciò che resta. È ciò che forma cittadini, non solo studenti.

La scuola è un bene comune. E il suo valore non si trova nei numeri, ma nelle persone. Sta a noi — genitori, amministratori, educatori — decidere se vogliamo continuare a ignorarlo. O finalmente iniziare a raccontarlo.

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